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Uber, licenziamenti di massa per il crollo del car sharing

Alfonso Maruccia | 7 Maggio 2020

App Uber

Il campione della gig economy Uber ha annunciato migliaia di licenziamenti, e la colpa è ovviamente della crisi sanitaria in corso: il numero di corse a chiamata si è ridotto dell’80%.

La pandemia di COVID-19 che ha stretto l’intera popolazione mondiale in una morsa ha avuto effetti negativi, anzi devastanti sulla gig economy e le corse in auto a chiamata. Uber, in particolare, ha registrato una contrazione del business senza precedenti, e ora l’azienda pianifica migliaia di licenziamenti mentre il tanto agognato obiettivo della profittabilità si allontana verso un futuro indefinito.

L’annuncio di Uber parla del licenziamento di 3.700 dipendenti attivi nel supporto clienti e nel reclutamento, una contrazione del -14% sulla forza lavoro totale della corporation (26.900). L’assunzione di nuovo personale è già stata bloccata, mentre il CEO Dara Khosrowshahi ha rinunciato allo stipendio per il resto del 2020.

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Uber prevedeva di registrare i suoi primi profitti entro la fine del 2020, fatto che avrebbe certamente fatto piacere agli azionisti dopo la disastrosa apertura delle quotazioni del titolo in borsa. Il fatto che le corse degli utenti siano apparentemente crollate dell’80% trasforma l’obiettivo in una pura fantasia irrealizzabile.

Uber ha sin qui provato (senza molto successo) a reggere l’impatto del crollo dei movimenti delle persone dando il via a due nuovi servizi di consegna a domicilio, ma non è certo l’unica azienda della gig economy a soffrire le conseguenze devastanti del COVID-19. Anche la concorrente Lyft ha annunciato licenziamenti per 1.000 dipendenti, una riduzione del 17% sulla forza lavoro complessiva.